Maurizio, una vita strappata al futuro

“Pronto?” “Hai saputo?” “No, cosa?” “C’è stato un incidente: mi hanno detto che ci sono morti”. “Grazie, provo a sapere qualcosa di più”. Una telefonata non nuova. Tra semplice richiesta, morbosa curiosità, crescente preoccupazione, ancestrale paura di quello che ancora non si sa. Dinamica e soprattutto l’identità dei coinvolti. Comincia il giro di chiamate, messaggi per cercare di capire. Un tassello alla volta il mosaico delle informazioni si compone e diventa sempre più chiaro. La conferma di una vittima, giovanissima, e di altre due ferite in maniera grave, forse morti, per un incidente. Come è successo? Perché? Inizi a scrivere in un mondo sospeso tra chi vuole sapere e chi non sa ancora mentre sul luogo dell’incidente la rabbia dei familiari, la disperazione degli amici, lo zelo degli investigatori, la passione dei medici, tutti davanti all’ineluttabile: la morte. Una vita spezzata in maniera tragica, strappata al futuro. Una vita cancellata in un momento. Quello che poteva essere e non sarà. Sogni distrutti come quell’auto che si è capovolta ed è finita contro il guard rail. Come è successo? Perché? Esce il nome, i nomi e i loro cari sono sul posto: vogliono sapere, vogliono capire, vogliono vedere. Urlare senza voce. Parlare senza che nessuno ti ascolti. Quel corpo, quei corpi, quel sangue, quella macchina. Quanto dispiacere, quanto dolore. Qualcuno lo conosce, te lo descrive, te lo ricorda, te lo coccola come se fosse lì. E le mani sulla tastiera rallentano, quasi si fermano: Maurizio ha perso la vita a 22 anni. Nel fiore degli anni. Nel pieno delle sue forze. Gli amici che erano con lui sono in ospedale con fratture e dolori in più, con un “fratello” in meno. Come è successo? Perché? Compaiono le prime foto, qualche frase presa in prestito da altri, i ricordi insieme diventano una moltitudine: uno tsunami di malinconia che commuove, intristisce, rabbuia e unisce in un abbraccio chi legge. Case, auto, bar, pc, tablet cellulari: luoghi tanto diversi ma tutti uniti da puntini invisibili e colmi di dispiacere per quel ragazzo, per quei ragazzi. Scrivo la notizia e mi dicono che è stato difficile estrarre uno dei ragazzi da quell’ammasso di lamiere, che quelle immagini sono difficili da guardare e forse ancora più difficili da accettare con quelle famiglie e gli amici che hanno perso un pezzo di loro. La sera ha preso quel che resta del giorno: lì in quella strada diventata un cimitero vanno via tutti, piegati dal dolore, con le lacrime per Maurizio che rigano quei volti e con le preghiere per gli amici in due letti di ospedale. Quello che sembrava tanto importante sapere, ora non lo è più. Ti conoscevo appena, Maurizio, ma sento nella voce e leggo nelle parole di chi ti ricorda il sincero dispiacere per te, per il tuo sorriso, per il tuo amore per il calcio, per la tua voglia di vivere. Un abbraccio, caro ragazzo, dovunque tu sia. (9 febbraio 2024)

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